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Renzi, contrordine compagni: è finita la rottamazione, evviva l’usato sicuro!

12 Giu
12 Giugno 2015

I Presidenti di Regione eletti

Commenti alle elezioni a ballottaggi aperti

Inizio qualche notarella sulle elezioni partecipando con interesse al dibattito che i miei quattro lettori hanno avviato su Renzi e sulla sua politica. Miei giovani amici, non sono d’accordo sul fatto che Renzi sia un moderno doroteo pragmatista senza afflato politico. Le idee politiche le avrebbe eccome, ma la situazione sociale, giudiziaria ed elettorale del paese si è così incarognita che deve mettere paura non solo a Renzi ma a tutti gli uomini di buona volontà.
Tre temi stanno esplodendo lasciando Renzi (ahimè) sostanzialmente impotente. La questione degli immigrati, l’inchiesta giudiziaria Mafia Capitale e gli equilibri nelle regioni.

La questione degli immigrati

L’immane tragedia degli immigrati da poche ore fa il giro del mondo in un contesto terribile per la nostra immagine. Centinaia e centinaia di essi si riparano e si riposano per le scale e gli androni della stazione centrale di Milano (la porta dell’Expò tanto per intenderci). Siamo alla solitudine delle scelte e questo avviene sempre nella vita. Noi da tempo sosteniamo l’esigenza di distruggere (ed è tecnicamente possibile) le imbarcazioni degli scafisti e creare, con un aiuto logistico europeo, aree di accoglienza sul territorio libico. Non c’è molto tempo. Il livello di insofferenza sociale del paese sta crescendo.

L’inchiesta giudiziaria Mafia Capitale: un boa lungo sette metri

L’inchiesta giudiziaria Mafia Capitale è come un serpente boa di terribili dimensioni, ingurgita tutte le creature che incontra, siano esse già morte o vive o ancora inconsapevoli della sorte che li attende. L’impressione generale è di un “si salvi chi può” dove forse potrebbe non salvarsi nessuno e Renzi, sicuramente del tutto estraneo a questa vicenda, vede mangiare da questa terribile bestia decine di punti percentuali nella Capitale d’Italia. A lui l’ardua scelta, sganciarsi o resistere? Sia chiaro, entrambe le scelte richiedono grande coraggio e Renzi, a dire il vero, ne ha a bizzeffe.

Gli equilibri nelle regioni

Nelle regioni Renzi non ha nĂ© vinto nĂ© perduto: ha semplicemente vinto l’usato sicuro di un personale politico che non si definisce renziano ma che trova la sua legittimazione nel forte consenso sul territorio, in una gestione significativa del potere e in una capacitĂ  realizzativa non indifferente. Prendiamo quattro casi che dimostrano che l’oscar delle regionali è andato a “l’usato sicuro”. In Puglia Emiliano è un ras assoluto e il suo sogno è divenire il pancho villa del meridione. Fatto per tempo un accordo forte con l’UDC di Totò Ruggeri, ha letteralmente maramaldeggiato sui suoi competitor. In Campania De Luca è la reincarnazione di un novello Spartacus (“‘nu ddio”, scrive Ferrara) forte, efficiente, sfrontato e molto fortunato. Ma è ormai chiaro che senza la sua vittoria per Renzi sarebbero state giornate grigie.
Rossi ha stravinto in Toscana ma non ha mai cambiato di una virgola la sua identità politica ed il suo modo di essere uomo strutturato della “ditta”. E’ per questo che Renzi, che aveva già capito l’antifona in Calabria dove il presidente eletto, comunista vero, non intende subire il dictat nella composizione della giunta, si è intestato di corsa queste vittorie perché è meglio vincere con un buon usato sicuro che immolarsi senza motivo nel segno o nel sogno di Lady Like alias Moretti.

Il garantismo a velocitĂ  variabile del PD (ovvero: decido come meglio credo)

20 Mag
20 Maggio 2015

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Nei tempi andati i commentatori ed i protagonisti della vita politica si dividevano tra giustizialisti e garantisti. La differenza era nota e non occorreva quasi a nessuno un “bignami” interpretativo.
La seconda repubblica aveva confuso i confini ma mai si era veduto una babele interpretativa come oggi.
Il PD, partito piĂą forte, registra appunto per questo le piĂą forti contraddizioni.
Garantista con De Luca, candidato presidente in Campania con una condanna di primo grado e severissimo con Lupi, ministro senza avviso di garanzia; probabilmente garantista con il sindaco di Siena Valentini (avviso di garanzia) e severo col suo predecessore Ceccuzzi, dimessosi all’indomani di un avviso di garanzia.
Garantista a oltranza per sottosegretari e severo con gli alleati di De Luca definiti addirittura impresentabili.
Ora sia chiaro che:

  1. siamo sempre stati favorevoli ad un corretto garantismo
  2. siamo ancor piĂą favorevoli a che il giudizio riguardi criteri di opportunitĂ  politica, ma questo significa anche esaminare caso per caso, con serenitĂ  salomonica, ed avendo il coraggio di spiegarlo chiaramente.

Verrà così reso un servizio al dibattito sulla giustizia ed in definitiva al funzionamento delle istituzioni.

Prof. Alberto Brandani