Il servizio del Tg1 sul 44^ Premio Letterario Isola d’Elba – Brignetti

14 Lug
14 Luglio 2016

Il servizio di Gianni Maritati sulla 44^ edizione del Premio Letterario Internazionale Elba – Raffaello Brignetti, vinto da Javier Cercas con l’Impostore, edizioni Guanda.

Primarie americane: perché continuiamo ad essere per Hillary

11 Lug
11 Luglio 2016

obama-clinton

di Alberto Brandani, articolo pubblicato su Specchio Economico

Da qualche anno, come sanno i 15 lettori che ci seguono appassionatamente, abbiamo spiegato le ragioni della stima e del rispetto che Hillary Clinton si è guadagnata e che vorremmo brevemente qui riassumere. Competenza sui dossier, senso delle istituzioni, visione dei problemi, condivisione del sentimento più genuino del popolo americano.
Oggi però ci vogliamo dedicare all’analisi dei risultati complessivi delle primarie, del rapporto tra Hillary e Bernie Sanders e quello più complessivo tra Hillary Clinton e Donald Trump.

PRIMARIE: UN BAGNO DI DEMOCRAZIA

Non esiste in nessuna parte del mondo (né in quello occidentale e tanto meno in quello orientale) un così completo e compiuto bagno di democrazia come sono le primarie americane e le conseguenti elezioni presidenziali. Tanto per avere un idea è forse opportuno snocciolare alcune cifre. Hanno partecipato al voto delle primarie repubblicane e democratiche circa 60 milioni di elettori, cittadini cioè che si sono prima presi la briga di andarsi ad iscrivere nelle liste delle rispettive primarie per poi poter partecipare. I candidati alle primarie hanno «arato» il Paese metro per metro insieme con migliaia di attivisti, di volontari, di quadri di partito. In questo contesto così generale vediamo i dati che riguardano Hillary.
Hillary: 16.505.319 voti pari al 55,58 per cento.
Sanders: 12.695.657 voti pari al 42,75 per cento.
La prima osservazione è che il distacco che per mesi è stato artificiosamente fatto apparire esiguo è in realtà vistosissimo, perché tra i due c’è un divario di 4 milioni di americani che ci pare incontrovertibile (quando Obama sconfisse Hillary nel 2008 i voti popolari erano quasi eguali n.d.r.). Hillary ha vinto nel numero di elettori, ha vinto nel numero di delegati eletti, ha stravinto nelle preferenze dei super delegati. In altre parole ha vinto sempre contro un avversario che aveva un unico obiettivo: spostare vistosamente a sinistra la piattaforma dei democratici, battere gli odiati Clintoniani e fare il pieno del radicalismo statunitense. Tra l’altro avendo il vantaggio di essere un battitore libero e come tale di non avere niente da perdere.
Hillary è stata invece sottoposta ad uno stress psicofisico e a un dispendio di energie terribile. Da un lato doveva contendere metro per metro a Sanders, ma dall’altro non poteva certo attaccarlo troppo perché sapeva che in caso di vittoria doveva recuperare gli entusiasmi, i voti ed il malcontento dei democratici che votavano il «Grinta del Vermont». Dall’altro doveva duellare con Trump per non lasciargli la scena pur evitando di cadere in quella corrida di volgarità e becerismo in cui Trump ha fatto di tutto per coinvolgerla. Trump infatti prima ha lanciato un video sui peccati sessuali di Bill quasi che Hillary tacitamente li sopportasse e poi ha iniziato una campagna sulla disonestà di Hillary stessa.
Tutto ciò non ha scomposto questa donna straordinaria che nei due Stati chiave che tutti consideravano una sorta di giudizio di Dio ha dato una risposta incontrovertibile. Nello Stato di New York Hillary ha raccolto 1.037.344 voti e Sanders 752.739. In California Hillary ha raccolto 1.945.580 voti contro il milione e mezzo di Sanders. Distacchi abissali che confermano la forza e il coraggio di questo animale politico che è l’avv. Rodham Hillary Clinton entrata nella storia come prima donna in corsa per la Casa Bianca.

DA QUI ALLA CONVENTION

Ma veniamo ai contenuti. Ora il partito democratico è impegnato in una ricucitura Hillary-Sanders sotto l’alto protettorato del presidente Obama che dopo aver incontrato per un’ora e mezzo il senatore del Vermont ha diffuso un messaggio registrato di esplicito e totale appoggio a Hillary Clinton. Del resto nel 2008 Hillary pur con un grande numero di delegati si era ritirata a favore di Obama e il discorso suo e quello di Bill infiammarono i cuori e le menti dell’intera Convention. Solo da una settimana Hillary ha cominciato a rosolare a fuoco lento le sciocchezze a getto continuo che Trump finora ha detto. Facciamo qualche esempio: i dirigenti democratici non faranno passare liscio gli insulti ad un giudice messicano, il continuo frasario razzista, il disprezzo evidente verso le donne e gli immigrati. Su tutti questi fronti Trump dovrà vedersela con tutto l’establishment democratico del Paese che d’ora in avanti non gliene farà passar liscia neppure una.
Hillary dalla sua ha quattro assi nella manica:
• l’incontestabile vittoria nelle primarie. Se le proiezioni sono corrette finirà per avere delegati 4 volte di più di quelli che aveva Obama nel 2008;
l’endorsement di Obama la cui popolarità sfiora il 50 per cento dell’intero elettorato e tale popolarità si ritrova solo negli anni d’oro di Reagan e di Bill Clinton. Possibile Obama così popolare e scegliere un successore che distrugga tutto ciò che ha fatto?
• Facendo capire che nominerà Bill Clinton una sorta di zar dell’economia, Hillary colpisce al cuore positivamente chi cerca lavoro e la classe media bianca in parte delusa. Bisogna infatti ricordare che Bill Clinton creò 26 milioni di posti di lavoro (anche se essendo oggi la disoccupazione in America al 4 per cento, viene considerata dagli specialisti praticamente inesistente);
• Hillary ha pronunciato un grande discorso sui temi della sicurezza nazionale e dopo la strage di Orlando è ragionevole pensare che gli americani si vogliano affidare a chi sa dove mettere le mani piuttosto che ad un signore che insulta il governatore del New Mexico, sogna un protezionismo sfrenato e non ha una visione né di politica sociale né di politica economica né di politica estera e apostrofa un giudice messicano solo perché sta decidendo una causa civile contro Trump.
Resta l’incognita Sanders, ma noi riteniamo che non farà come il radicale socialista Nader che fece perdere le elezioni al democratico Gore contro Bush per centinaia di migliaia di voti rendendo così decisiva una manciata di voti di una sconosciuta contea della Florida.
Al dunque secondo gli studiosi vi sono in America 100 milioni di elettori centristi ed indipendenti e, come in ogni parte del mondo, saranno loro a decidere l’esito elettorale: saranno pronti a varcare il ponte trumpiano verso la negazione dei valori storici che hanno fatto grande l’America, rispetto del prossimo, trasparenza, merito, generosità, accoglienza degli immigrati, difesa nel mondo della libertà? La nostra risposta è no.
Due fantasmi si aggirano nel mondo libero e occidentale, la Brexit e la vittoria di Trump. Il successo del Leave in Inghilterra rende chi crede nei valori fondanti dell’Europa tristi e più soli. I padri fondatori dell’Europa volevano un’area dove circolassero le persone, le cose e gli aneliti di libertà. Non ci dobbiamo abbattere ma dobbiamo piuttosto vedere come la vicenda inglese ed il caso Trump segnalino ai governi del mondo occidentale problemi irrisolti e che vanno analizzati senza superficialità e senza distrazione alcuna. Lo dobbiamo ai nostri figli e alle nuove generazioni.

Premio letterario, la serata finale

08 Lug
8 Luglio 2016

Sabato 9 luglio serata finale del Premio Letterario Internazionale Raffaello Brignetti. L’incontro con il vincitore di questa 44 ma edizione è al Centro Culturale De Laugier dalle 21.30. Presenteranno al serata Lisa Marzoli, Francesco Guidara e Valeria Altobelli. Ad introdurre il vincitore la giuria letteraria, il presidente del comitato promotore del premio Giorgio Barsotti e il presidente della giuria letteraria Alberto Brandani.

Brexit, ovvero se i governanti fossero più saggi…

27 Giu
27 Giugno 2016

An EU official hangs the Union Jack next to the European Union flag at the VIP entrance at the European Commission headquarters in Brussels on Tuesday, Feb. 16, 2016. British Prime Minister David Cameron is visiting EU leaders two days ahead of a crucial EU summit. (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)

Se i governanti fossero più saggi e non proponessero in modo ossessivo agli elettori problemi più grandi di loro, non ci troveremmo di fronte a questi disastri.
I nostri padri costituenti -non a caso- avevano previsto nella nostra Costituzione, la più bella del mondo (made in Benigni), che argomenti così delicati non erano sottoponibili a referendum. Satis est.

Ruolo delle Fondazioni bancarie. La rassegna stampa del Convegno organizzato dalla Fondazione Formiche

25 Giu
25 Giugno 2016

Si è svolto lo scorso 22 giugno a Roma, presso il Centro Studi Americani, il convegno “Ruolo delle Fondazioni bancarie; banche, direttive europee, economia reale” organizzato da fondazione Formiche di Alberto Brandani. È intervenuto l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio (foto di Umberto Pizzi), che si è detto perplesso sulla vigilanza unica sulle banche in capo alla Bce.

“Quando la vigilanza era esercitata dalle banche centrali nazionali i risparmiatori italiani non hanno mai perso una lira”, ha detto Fazio – scrive Askanews – La vigilanza sulle banche deve avere “natura preventiva, ma per fare questo il vigilante deve stare sul territorio del vigilato. Qui invece tutto viene centralizzato a Francoforte. Se guardiamo agli Usa, la vigilanza non la fa mica la Fed di Washington, ma le Fed dei vari distretti territoriali” ha sottolineato Fazio.

Giuseppe Guzzetti, riconfermato presidente dell’Acri, ha vantato come merito delle Fondazioni il contributo a difendere l’italianità. “Se il centro decisionale sta a Parigi e non a Roma non è vero che non fa differenza”. E’ stato uno dei passaggi del suo intervento.

Stefano Cingolani per Formiche.net (articolo rilanciato da ItaliaOggi) ha riportato i passaggi cruciali del Convegno. In rassegna stampa trovate pure l’articolo di Eugenio Fatigante su Avvenire, Franco Bechis su Libero ed i due articoli di Antonio Signorini pubblicati su Il Giornale.

Lo stesso Franco Bechis ha prodotto un video con alcuni passaggi dell’intervento dell’ex Governatore Antonio Fazio. Eccolo:

Presentazione della terna finalista del 44^ Premio Letterario Isola d’Elba

14 Giu
14 Giugno 2016

In una sala della Gran Guardia gremita di persone Sabato pomeriggio sono state presentate le tre opere finaliste della 44^ edizione del Premio Letterario Internazionale Isola d’Elba.
Dopo un’introduzione tenuta dal Dott. Roberto Marini -Assessore alla Cultura ed al Turismo del Comune di Portoferraio – il  Prof. Giorgio Barsotti, il Prof. Alberto Brandani e la Dott.ssa Angela Galli hanno rispettivamente commentato e letto alcuni passaggi delle tre opere finaliste :” L’Impostore” di Javier Cercas (Ed. Guanda), “Terapia di coppia per amanti” di Diego De Silva (ed. Einaudi) e “Costellazione familiare” di Rosa Matteucci (ed. Adelphi).
Interesse da parte dei presenti e grande professionalità da parte dei relatori hanno contraddistinto la serata.
Toccherà adesso ai membri della Giuria Popolare, assieme ai componenti della Giuria Letteraria, “esprimersi” (entro e non oltre il 26 Giugno) per decretare il libro vincitore dell’edizione nr. 44.

presentazione-opere

L’Europa, l’economia e Confindustria. La mia analisi su Specchio Economico

14 Mag
14 Maggio 2016

Specchio Economico

Dal numero di Specchio Economico di maggio 2016, intervista a cura di Ubaldo Pacella

Alberto Brandani: manager di lungo corso, ha amministrato per oltre vent’anni il Monte Paschi di Siena; presidente di assicurazioni, banche estere ed aziende quotate in borsa, già nel Consiglio di amministrazione dell’Anas e poi delle Ferrovie dello Stato Italiane, è ora impegnato come presidente di Federtrasporto, che raccoglie le associazioni di operatori e gestori di infrastruttura del settore trasporti, logistica e turismo aderenti alla Confindustria. Costituita nel 1993, la Federazione è nata dall’esigenza di superare la tradizionale separazione su base modale della regolazione e dei mercati del trasporto, a favore di una concezione di sistema, multimodale e integrato, coerente con gli indirizzi nazionali ed europei. La missione primaria è infatti «favorire e promuovere processi di crescita e sviluppo del settore rappresentato – con particolare attenzione all’impiego delle nuove tecnologie ed all’integrazione dei diversi sistemi modali – quale fattore di interesse primario per la competitività complessiva del sistema economico-produttivo nazionale».

Domanda
L’elezione del Presidente di Confindustria si è conclusa sul filo di lana. Lei che l’ha vissuta in prima persona ci racconti come è andata.
Risposta
È stata una grande prova di democrazia. Hanno partecipato alle votazioni ben 192 delegati su 198, tre di questi erano in missione in Qatar, uno assente per motivi di salute: il messaggio che emerge, in un’epoca in cui si parla di crisi della partecipazione, è invece diametralmente opposto, rigore, coinvolgimento e trasparenza altro che primarie on-line o pasticciate. È stato un confronto combattuto ed incerto fino all’ultimo con i due candidati, Vincenzo Boccia e Alberto Vacchi, che hanno dato prova di grande «fairplay» che, al «fotofinish», ha visto prevalere il primo per una manciata di voti: 100 a 91.

Domanda
Un commento sulla futura presidenza?
Risposta
Il neo presidente Boccia ha davanti a sé un duplice compito: ricucire, per quanto possibile, le differenze emerse dalla votazione in Consiglio generale, e definire indirizzi strategici e misure concrete per catalizzare il profondo processo di ammodernamento del sistema di rappresentanza che Confindustria ha deciso di avviare negli ultimi due anni con la riforma Pesenti. Sul primo punto segnalo da un lato la disponibilità del candidato sconfitto, Alberto Vacchi, a ricomporre, almeno per qualche verso, la divisione, e dall’altro la storia associativa di Vincenzo Boccia che ha fatto del dialogo e della concertazione la cifra della sua esperienza in Confindustria. Credo che vi sia la consapevolezza di una sostanziale convergenza degli indirizzi. Si delinea, d’altro canto, la necessità di riarticolare le competenze con un gruppo di lavoro molto più snello dei precedenti.

Domanda
E sul piano dei contenuti?
Risposta
Boccia ha mostrato equilibrio e cultura d’impresa. Nel suo programma, come ho già avuto modo di scrivere, tratta questioni di grande importanza per il sistema economico nazionale. Viene affrontata la tematica della produttività industriale e del rapporto costo del lavoro/unità di prodotto approfondendo, in questa cornice, il tema dei contratti di lavoro.

Domanda
Parlando di contratti di lavoro, immagino voglia affrontare il tema del decentramento della contrattazione salariale al fine di favorire un maggiore allineamento tra salari e produttività?
Risposta
È una raccomandazione di politica economica più volte avanzata dalle istituzioni internazionali, lo ha ricordato anche Mario Draghi in occasione del discorso di apertura del Forum europeo sulle banche centrali dello scorso anno. Le relazioni industriali devono diventare un importante fattore di competitività dell’economia italiana per trasformare in realtà la retorica sull’importanza della produttività. Il contratto nazionale deve raccogliere regole generali che valgono per tutti, in particolare per chi non ha gli integrativi, mentre i contratti aziendali di secondo livello servono a coniugare modalità organizzative innovative, investimenti e situazioni premiali per i lavoratori. Resta sullo sfondo la consapevolezza che si tratta di un obiettivo ambizioso in ragione tanto degli elementi di complessità connaturati al fenomeno, quanto delle molteplici determinanti esogene al sistema di relazioni industriali.

Domanda
Il programma è impegnativo ed affronta anche altri temi: quali?
Risposta
Propone un’organica riflessione di politica economica diretta a ridurre il deficit competitivo ad esempio con le aziende tedesche. A parità di condizioni per ogni 100 euro di tasse che paga l’impresa tedesca la nostra ne paga 120, quindi, questione produttiva e questione fiscale. Ma non solo. Va drasticamente ridotto il gap infrastrutturale italiano.

Domanda
Nello specifico?
Risposta
Il manifatturiero è vitale per le sorti economiche di una nazione, ma se non c’è un sistema trasportistico che lo sostiene e lo colloca in condizioni di mercato a rimetterci non è solo l’industria, ma tutto il Paese. Occorre perciò un concetto moderno di politica industriale che comprenda il manifatturiero, i trasporti e le infrastrutture intese nella loro duplice accezione: materiali e immateriali. Vorrei soffermarmi proprio sulla digitalizzazione del Paese, decisamente troppo carente, che incide in modo accentuato sul sistema produttivo. Il differenziale con l’ Europa secondo alcune stime può essere valutato in circa 25 miliardi di euro.

Domanda
Lei è presidente di Federtrasporto, una federazione che raccoglie le associazioni di operatori e gestori di infrastruttura del settore trasporti, logistica e turismo aderenti a Confindustria. Ci fornisce qualche dato sull’andamento dei trasporti in Italia?
Risposta
Fortunatamente, la crisi sembra avere allentato la morsa. Nel 2015, la nostra economia è tornata a crescere e con essa i trasporti che notoriamente crescono più del Pil quando l’economia tira e viceversa quando arretra. I dati dell’Indagine congiunturale sul settore dei trasporti che Federtrasporto porta avanti da oltre venti anni, ne danno conferma. La ripresa nel trasporto delle merci è contenuta, ma risulta più decisa nel trasporto passeggeri. Con riferimento a quest’ultimo, i dati raccolti per il 2015 testimoniano che il settore, nel suo insieme, è finalmente uscito dal periodo di crisi. La crescita è generalizzata e segna un aumento del 5 per cento per il trasporto aereo, del 4 per cento per quello autostradale, del 3 per cento per i traffici crocieristici. Per il comparto ferroviario, sulla media e lunga percorrenza, le aziende del Gruppo Fsi hanno aumentato i traffici del 2 per cento, che arriva al 4 per cento considerando la sola domanda dei servizi a mercato. Nel settore dei trasporti appaiono riconoscibili dinamiche evolutive che si snodano su scala globale. Due esempi per tutti: il recente raddoppio del Canale di Suez, che ha accresciuto la capacità di transito a 97 navi al giorno, e la prossima apertura della galleria del San Gottardo, che consentirà un significativo incremento dei volumi di traffico. Contemporaneamente il gap di competitività della logistica nazionale determina un extra-costo sul fatturato industriale superiore alla media europea dell’11 per cento. A tutto ciò si risponde investendo in politiche infrastrutturali, investimenti in grandi opere pubbliche e con la coerenza e la sincronizzazione degli interventi che sono il vero valore aggiunto da ricercare quando si ragiona di governance. Ce lo chiede l’Europa ma soprattutto conviene all’Italia.

Domanda
Dunque come valuta le azioni del Governo per i trasporti?
Risposta
Mi capita spesso di definire la stagione di governo che stiamo vivendo «ad alto potenziale di cambiamento» per il settore dei trasporti nel suo complesso. Diverse iniziative istituzionali, già avviate o semplicemente annunciate, sembrano possedere elementi di interesse per i nostri associati, ma è evidente che un giudizio finale su di esse potrà essere formulato solo quando sarà chiaro il loro quadro di attuazione complessivo.

Domanda
Qualche esempio?
Risposta
Partiamo dalle possibilità di sviluppo insite nelle azioni prioritarie del Piano strategico nazionale della portualità e della logistica che, al momento della sua presentazione, apriva la strada ad un possibile percorso di riforma della legge quadro n. 84 del 1994 delle esistenti Autorità portuali. Ma lo schema di decreto legislativo in materia di riorganizzazione della disciplina concernente le Autorità portuali, presentato a fine gennaio, sembra tradire la filosofia originaria del Piano per il rilancio del settore. Mi spiego meglio: esso definisce una governance del sistema mare che di fatto esclude i rappresentanti delle imprese che operano nei porti dai nuovi «comitati di Gestione» – per intenderci i vecchi «comitati portuali» – assegnando a questi una mera funzione consultiva nell’ambito del «Tavolo del Partenariato della Risorsa Mare». Va da sé che un simile assetto è contrario a qualsiasi obiettivo di sviluppo e rilancio del settore portuale e logistico. Continuando, abbiamo peraltro rinvenuto diversi elementi di interesse nei lavori avviati dalla Segreteria tecnica di missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in merito alla formulazione di linee di indirizzo strategico per il rilancio del trasporto ferroviario delle merci e dell’intermodalità terrestre. Abbiamo ritenuto opportuno richiamare la necessità di una politica di riequilibrio modale a tutto tondo, che dia coerenza ai diversi Piani di settore approvati o in via di definizione. Sul tema delle infrastrutture di sistema, invece, vorrei richiamare l’attenzione sull’utilità di ultimare, ad esempio, le opere previste dalla legge obiettivo che siano state realizzate per oltre il 50 per cento e quelle con apporto di capitali privati che rappresentano uno sgravio per lo Stato. Ritengo che il «project financing» nel nostro Paese non abbia funzionato per il modo in cui è stato pensato e realizzato, ciò non vuol dire che potrebbe dimostrarsi utile se concepito in modo innovativo. Il terzo valico sulla direttrice dal Nord Europa a Genova è decisivo per lo sviluppo del triangolo Lombardia, Piemonte e Liguria. Molte sono, inoltre, le ricadute sul sistema dei trasporti dalle scelte internazionali, basti pensare all’allargamento di Suez che porterà nel Mediterraneo molte più navi, se Genova non si attrezza non riuscirà ad intercettare volumi crescenti di traffico a favore di altri porti anche del nord Europa.

Domanda
Cosa può dirci dei costi derivanti dall’assenza di buone leggi, dalla regolazione sovrabbondante e dalla propensione tutta italiana a recepire norme comunitarie ed internazionali in modo penalizzante per il nostro Paese appesantendo i requisiti tecnici e gli standard funzionali in esse previste?
Risposta
Tali costi, appesantendo i requisiti tecnici e gli standard funzionali in esse previste, sono ancora troppo elevati. In estrema sintesi, la mancata adeguatezza del quadro regolatorio contribuisce a far levitare i costi di realizzazione delle infrastrutture, quelli delle imprese ed i prezzi per l’utenza finale, ampliando il gap che caratterizza l’Italia rispetto ai suoi principali concorrenti. A titolo di esempio, desidero richiamare un caso ancora aperto legato al recepimento di una norma prodotta nell’ambito dell’Organizzazione marittima internazionale, che introduce dal 1° luglio 2016 l’obbligo di pesatura dei container quale condizione per il loro caricamento sulle navi desinate all’esportazione. Al riguardo, auspico che l’Italia recuperi il ritardo registrato in fase di recepimento, che espone i nostri scali ad un elevato rischio di congestione, orientandosi ad applicare la norma secondo modalità di pesatura dei container non penalizzanti rispetto a quelle utilizzate negli altri Paesi.

Domanda
È notizia di questi giorni che il Governo austriaco intende rendere più rigorosi i controlli al valico del Brennero per impedire l’ingresso nel Paese di migranti provenienti dal Sud e non solo, sempre più spesso si sente parlare di una sospensione generale degli accordi di Schengen. Come valuta gli impatti di una simile eventualità sulla mobilità di merci e persone?
Risposta
Parliamo innanzitutto di un grande fallimento politico e sociale che la stessa Commissione europea ritiene possa mettere in pericolo le conquiste del mercato interno ed il suo completamento, esercitando un impatto dirompente sulla crescita economica della intera Unione. Sul piano economico, nonostante sia difficile fare una stima precisa, ritengo che i flussi delle persone e l’interscambio commerciale subirebbero inevitabili rallentamenti, ma quello che più impressiona sono i numeri.
Immagini soltanto che, secondo il Parlamento europeo, sono oltre 3,5 milioni le persone che ogni giorno, a vario titolo, attraversano una frontiera «Schengen», di cui 1,7 milioni sono lavoratori transfrontalieri. La quantificazione dei costi è complessa soprattutto per le persone, ma è intuibile che siano enormi. Più facile farlo per i traffici merci. Solo per avere un’idea, prendendo a riferimento il trasporto stradale
lo stesso Jean-Claude Juncker ha recentemente ricordato al Parlamento europeo che un’ora di ritardo equivale a un costo medio stimabile in 55 euro per veicolo. Se si considera, come ha fatto l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, che ogni anno i veicoli che attraversano una frontiera Schengen sono circa 60 milioni, e se ipotizziamo che ciascun veicolo perda in media mezz’ora per code e maggiori controlli alla frontiera, il conto è presto fatto: le perdite superano 1,5 miliardi di euro. Ovviamente la stima è parziale e per difetto. Altri studi, altrettanto autorevoli, riportano stime complessive che vanno dai 5 ai 18 miliardi di euro l’anno. Si tratta di valutazioni suscettibili di significative variazioni, da interpretare con grande cautela. Resta il fatto che una eventuale decisione di rimettere i controlli al Brennero potrà incidere sulla nostra economia in modo assai oneroso.

Domanda
Lei é una delle personalità che ha amministrato il Monte dei Paschi di Siena e che lo ha reso grande, come giudica la situazione che sta vivendo la Banca Mps?
Risposta
Ritengo che l’amministratore delegato Viola abbia fatto un grande lavoro sistemando sia in termini giuridici che economici la vicenda del Monte dei Paschi. Si tratta di impegnarsi a fondo ancora sulla rete che è sempre stato il motore diesel della banca senese. Non ci dimentichiamo che il marchio Monte dei Paschi ha uno straordinario appeal in tutto il mondo, non solo nella comunità economica finanziaria, maggiore di quello che oggi traspare in una stagione tormentata.