Bersani non avrĂ smacchiato il giaguaro, ma…
Pier Luigi Bersani non avrĂ smacchiato il giaguaro, ma resta una persona veramente perbene. Si veda l’intervista di ieri da Lilli Gruber…
Pier Luigi Bersani non avrĂ smacchiato il giaguaro, ma resta una persona veramente perbene. Si veda l’intervista di ieri da Lilli Gruber…
Un esame lessicale dell’ormai famoso articolo di De Bortoli contro Renzi ci ha alla fine sorpreso: lo strumento linguistico sembra non essere di De Bortoli. Siccome vogliamo escludere che altri abbiano scritto l’articolo si può solo concludere che l’evidenza delle cose dette fosse tale da dovere cambiare anche il linguaggio. Renziani e anti-renziani commentavano nei bar… è tutto vero. La sulfurea vignetta di Giannelli su Bersani che dice è forse più incisiva del tanto osannato articolo. Si vede un Bersani di colpo invecchiato, incattivito, inciprignito con la calvizie che emana fumi infernali e che dice a se stesso: “Il mio 25? Sono voti rossi, ma con lui sono diventati verdini”. Rimandando prima a un problema etico (il furto dei voti rossi) e poi ad un problema politico (voti rossi divenuto verdini) con tutto ciò che questo comporta sul piano dell’analisi e del giudizio politico. Ai nostri pochi lettori l’arduo dilemma: poté più la tagliente lama di De Bortoli (affilata da non sappiamo quale arrotino) o la sulfurea inventiva di Bersani-Giannelli.
Siamo arrivati alla fase finale. I cantori della morte dei partiti hanno predisposto una solenne messa cantata.
Dal 2017 non ci sarà più alcun finanziamento pubblico ad una forza politica ma, nel frattempo, si è per 20 anni detto così male della politica, facendo di tutta l’erba un fascio che, sicuramente, non troveremo un finanziatore che è uno “ dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno”.
La storia però è beffarda. Costretti dalla fame e dalla disperazione i partiti torneranno a trovare la ragione economica di vita nella forma della prima repubblica: gli iscritti ed il tesseramento.
Con 80.000 iscritti a 10€ l’uno una piccola forza avrà 800.000€ l’anno che potranno servire per vivere in dignitosa povertà . Stesso discorso dicasi per le grandi forze politiche.
Dopo aver visto plotoni di esecuzione, la dea bendata offre, a chi voglia fare politica in modo pulito, un ritorno alle origini.
Non è un caso se Berlusconi, che ha demonizzato per 20 anni le tessere, fa parlare ora di tesseramento.
Mentre lo spread svolazza lugubre e centinaia di milioni di euro arrugginiscono nei piazzali dell’Ilva, mentre la Costituzione più bella del mondo rischia di essere manomessa in notturna da qualche azzeccagarbugli, mentre volano parole grosse e speriamo solo quelle, il Paese normale avrebbe bisogno di qualche posto di lavoro in più, di un po’ di tranquillità in più e di qualche opportunità in più per i nostri giovani.
Renzi scopre improvvisamente di non essere santo né tantomeno “santo subito”.
Il paese reale si accontenterebbe di vedere pagati i debiti della pubblica amministrazione, tutti e per davvero.
E perché le banche non ritornano a far banca con il vecchio sconto fatture almeno sui lavori fatti per lo stato e dallo stato stesso certificati?
Non vuole grandi cose questo Paese ma tornare a casa senza l’angoscia di un domani strozzato da furori di piazza, da gufi permanenti e da un misto di improvvisazione e talora inettitudine che lasciano tutti con il fiato sospeso.
Renzi ci ha messo coraggio, voglia di fare, una ventata di giovanile e positiva elettricità ma ora è il momento di rassicurare il Paese, l’Europa e in fin dei conti tutti noi stessi.
di Alberto Brandani*, pubblicato su ItaliaOggi.
La recente tornata di nomine induce a qualche riflessione. La prima è che per gli amministratori delegati di Eni ed Enel si è scelto professionalitĂ indiscusse premiano le soluzioni interne (il che spesso aiuta a galvanizzare il management). Per Poste soluzione esterna di grande Standing e per Finmeccanica un sergente di ferro come Mauro Moretti anche se qui il desiderio di cambiare tutto a prescindere ha trovato un argine nella conferma di De Gennaro (segno che l’iniziale volontĂ rottamatrice di Renzi stia lasciando positivamente spazio ad una piĂą raffinata capacitĂ di governo?). Va detto, per onestĂ , che gli uscenti avevano tutti lavorato bene e a lungo.
Non mi voglio qui sulla avanzata delle quote rosa. Con tipico vezzo italico la retorica scorre a fiumi ma al netto di questo bisogna dire che anche qui ha prevalso il criterio della professionalitĂ . Forse, per stemperare animi, il sottosegretario Delrio ha fatto capire che la governance, cioè i poteri nell’azienda, è materia di consiglio di amministrazione quasi che il governo non se ne stia occupando. Ovviamente (e meno male) non è così. I poteri sono disciplinati dagli statuti delle aziende e la filosofia è che in ogni azienda vi debba essere uno ed un solo capo azienda, cioè l’amministratore delegato. Tutte le volte che i presidenti hanno cercato di fare gli amministratori delegati e/o viceversa i risultati sono stati funesti.
Bene invece è il criterio secondo il quale il presidente debba avere la delega sull’internal audit. Governare queste complesse partite non è mai facile. Qulche giornale ha scritto che, alla fine, Renzi ha fatto di testa sua al netto dei cacciatori di teste. E’ forse scoprire l’acqua calda affermare che le scelte a certi livelli sono sempre e solo politiche? Ovviamente vanno giudicate dai risultati che conseguono.
*Presidente Federtrasporto